Rivoluzionare la Medicina del Territorio: Urban Health e Medicina dello Stile di Vita.

Da medico mi chiedo cosa possiamo offrire alla popolazione dopo la fase critica dell’esperienza della Pandemia, che ci ha trovati impreparati e incapaci di fronteggiare efficacemente l’acuto, senza affidare totalmente  tutta l’azione medica ad uno strumento di massa, come il tanto osannato o vituperato vaccino.

Allargare le braccia, restare in vigile attesa, sono atteggiamenti che in questa situazione hanno avuto pochissima efficacia.

Ogni Medico ha potuto in questo contesto fare le proprie valutazioni assumendo comportamenti contrastanti:

c’è chi, dopo una difficilissima ed estenuante esperienza di prima linea,  appena ha potuto , ha salutato la meritata pensione come àncora di salvezza; c’è chi ha dato prova di eccessiva reattività nei confronti di pazienti che volevano saperne di più perché non poteva dare risposte; c’è chi si è arreso di fronte alle direttive ministeriali che pure affidavano al medico una parte di valutazione; c’è chi ha rivendicato il diritto di agire “in Scienza e Coscienza”; c’è chi ha resistito con modalità gandhiana; c’è chi è sceso in piazza e ha creato barricate; c’è chi ha condiviso consapevolmente con i pazienti l’esperienza, scegliendo di metterli  in condizione di fare appello alle risorse dell’organismo per contrastare rischi di effetti collaterali da infezione naturale o da vaccino.

Insomma questa prova collettiva, che tanto dolore e separatività ha provocato, ha comunque dato a ciascuno la misura del proprio “credo” medico e della capacità di rispondere in modo coerente ad esso.

Ma ora ? tra le macerie di una coscienza medica collettiva che sente la necessità di una  rigenerazione,  dove orientarci ?

Esiste la visione di una “nuova” Sanità, che attinge alle risorse più autentiche dell’essere umano. In essa credo e so che occorre aiutarci reciprocamente ad “estrarre” queste risorse  da ciascuno, con i numerosi strumenti che la ricerca scientifica ci offre.

Prima di tutto la Consapevolezza, stato di coscienza tanto potente da essere definita dai ricercatori in campo clinico strategia di “autoguarigione contemplativa”.  In effetti finchè non riusciamo ad essere consci di ciò che siamo e possiamo, non arriviamo da nessuna parte. Che Mente e Corpo siano un’unica, intera, inseparabile, entità è ormai cosa super- evidente.

Non bisogna scomodare Cristianesimo, Buddhismo o altre filosofie e Credo religiosi per ricordare a noi stessi che siamo un mistero, che vivere è l’avventura della scoperta di sé, che possiamo aiutarci e sostenerci reciprocamente in questa ricerca e che il Medico può vigilare e facilitare il cammino, e non ostacolarlo, separando e parcellizzando.

Ma torniamo all’azione sul Territorio da parte della Sanità pubblica.

Alla fine del 2021 un convegno di AGE.NA.S (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ha proposto un modello di Urban Health, con Case di Comunità che possano rappresentare una mediazione, un primo contatto,  con ambulatori sempre aperti che accolgano la cittadinanza per un aiuto alla Salute, lasciando agli ospedali solo il soccorso nello stato acuto.

Apprezzo l’aver attivato questo disegno che darà ossigeno e una forma sostenibile alla Medicina del Territorio.

Amplierei  la visione con la possibilità di dedicare una sezione  di queste “Case di Comunità” alla Medicina dello Stile di Vita.

Si tratta di responsabilizzare il cittadino, ovvero renderlo consapevole dell’ “-abilità/potere”,  verso la sua salute, attraverso  l’educazione ad uno stile di vita più sostenibile e coerente alla Salute in generale.

Immaginiamo di inserire spazi dedicati alla gestione di aspetti del vivere (movimento, alimentazione, sonno, stress, lavoro, socialità) che condizionano fortemente l’andamento di patologie cronico-degenerative non trasmissibili, nel senso che queste sono spesso, drammaticamente,  correlate ai comportamenti del vivere quotidiano del paziente.

Questo lavoro non consiste solo nell’informazione ma, sviluppato da un team multidisciplinare coordinato da un medico competente, permette l’ascolto e l’accompagnamento del paziente al cambiamento, attraverso la scoperta e il rinforzo della sua motivazione alla salute e delle sue potenzialità di attivare meccanismi antinfiammatori , adottando  strategie PNEI, psiconeuroendocrinoimmunitarie,  sostenute da evidenze scientifiche, da applicare nel vivere quotidiano.

Pertanto immaginiamo delle Case della Salute, in ogni Comune , piccolo o grande che sia, che agiscano come Community (secondo l’esperienza di compartecipazione e condivisione tra le parti che il modello anglosassone propone) dove ciascuno possa trovare ciò che gli serve per “curarsi in Salute”, a qualsiasi età.

Confident diverse group of hospital administrators sit down to discuss important issues withe healthcare professionals.

Potranno essere accolte in vecchie strutture dismesse, ad esempio molti vecchi ospedali potrebbero trasformarsi  in  Case della Salute. Potranno rivivere con azione di volontariato, compartecipazione cittadina, di istituzioni e privati, crowdfunding (raccolte di fondi), e tanta buona volontà, quella stessa che ci servirà in questi prossimi anni di transizione verso nuove e già sostenibili forme del vivere insieme, collaborando alla creazione di un sistema sociale sano.

 

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Il Cibo Amico

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