Quando il gioco si sostituisce alla Vita. “Ludopazza” , la dipendenza va in scena al Fringe.

C’è un dolore che si muove nel mondo e induce l’individuo a scappare , a distrarsi, a trovare mille modi per addormentarsi di fronte alla vita.

Cos’è questo dolore ? da cosa nasce ? cos’è quest’ansia che tutti a un tratto ci prende e ci porta a sbilanciare il nostro sistema psico-fisico al punto, spesso, da ammalarci. E’ un tratto dell’essere umani su questo pianeta, le filosofie orientali la descrivono come una condizione umana che occorre imparare a riconoscere e poi a superare con le risorse che comunque di default la nostra struttura psichica possiede,

Ma se invece di usare la consapevolezza continuiamo a scappare ci perdiamo l’opportunità di sciogliere questo stato d’ansia esistenziale.

In particolare nella fuga troviamo una delle cause delle dipendenze, stampelle che da temporanee si trasformano in orridi mostri avvinghiatori, che assorbono la nostra energia, trasformando la parte di noi che ha abboccato nella sua fragilità, in una tirannica presenza che fa della ripetizione la sua maggiore fonte di nutrimento.

 

La realtà virtuale, per sua stessa definizione, ha generato un’illusione (la saga Matrix lo spiegava bene), stornando la nostra attenzione e il nostro potere dalla vita e dalla nostra  capacità di entrarvi e trasformarla  facilitandone l’evoluzione.

 

E’ un tema che interessa in vario modo tutti, ma che le generazioni dei Millenials e degli Zeta, i 20-35 enni di oggi conoscono con più drammaticità.

 

Troppa accelerazione , troppa fretta, troppa ideatività inespressa in un’esistenza che prova ad appagarsi  solo della forma mentale,  bloccando la manifestazione fisica nella materia,  quel piano che ha bisogno della nostra azione diretta per essere trasformato ed esprimere la sua Luce.

Ma intanto ciò che accade nel corpo durante una simulazione solo vista (un film, un videogioco)  smuove appunto una reazione di neurotrasmettitori che ci mette in panico o ci rasserena come di fronte ad un evento reale, creando confusione nella percezione del senso di realtà.

Sono considerazioni che ho fatto ispirata da una pieces teatrale andata in scena nel circuito dei Fringe Festival , manifestazione encomiabile che racchiude l’espressione artistica dell’OFF, di tutto ciò che pulsa oltre  le istituzioni strutturate, e s’intitola “Ludopazza”. Scritto dal messinese Davide Marchetti e interpretato dalla figlia Sabrina, che, in scena tra sgabelli di fronte ad una slot racconta il dolore della dipendenza.

E la soluzione resta sempre quella : la relazione con la vita,  che le relazioni familiari, e non solo, possono favorire, scoprendo il vero nutrimento dell’essere umano che è fatto di attenzione amorevole, attenzione di cuore. E’ quel campo elettromagnetico che creiamo in stato di Coerenza cardiaca (stato in cui entriamo spontanemente ogni volta che un’emozione o un pensiero positivo ci sfiora) che nutre e antidota l’ansia e la paura di vivere, ridandoci il potere di rendere bella la nostra esistenza.

Più cuore, dunque, ovunque, anche pensando ad un gioco da far vivere ai nostri ragazzi come esperienza di vita e non come fuga.

Categorie

Il Cibo Amico

Iscriviti alla newsletter

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.

Social Media

Condividi l'articolo

Share on facebook
Share on twitter
Share on linkedin
Share on whatsapp
Share on pinterest
Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.