Come un quartiere ha trasformato una scuola abbandonata in un fiorente Hub comunitario.

Lo leggo sul sito dell’associazione americana BlueZones.

Si racconta di questa operazione, condotta da comuni cittadini, a Tucson in Arizona. La scuola abbandonata è diventata una piccola fattoria di prodotti biologici al servizio della Comunità.

Fortunatamente non bisogna andare in America.

Le associazioni di orti urbani, ad esempio,  nate sempre in America in piena crisi industriale, si sono diffuse anche in Europa con risultati eccellenti.

Ridare vita ai luoghi è un’idea comune che ci passa per la mente ogni volta che una città mostra una sua ferita – un palazzo diroccato, una struttura abbandonata – e senti che potresti metterlo a disposizione della comunità in modo nuovo, affidandolo a volontari e valorizzando i talenti creativi di tanti. Come non pensare alla Chiesa sconsacrata al centro di Copenaghen trasformata in un centro sociale di attività creative. O, tornando in America,  alla High Line Park di New York,

che ha ridato vita ad una sezione in disuso della metropolitana di Manhattan trasformandola in una ridente passeggiata in mezzo al verde sospesa tra i palazzi, grazie all’azione di volontari che  dopo averla  creata, adesso la curano, manutenendola  con una dedizione ammirevole. Perché restituire vita e dignità ad un luogo, in forma associativa per generare un bene da mettere a disposizione di tutti, richiede buona Volontà, talento organizzativo e, come tutto ciò che .non si fa per un tornaconto personale , tanta pazienza per superare le inevitabili opposizioni .

L’associazione BlueZones  fa da stimolo alle comunità urbane, informa, suggerisce, monitora. Si ispira ai modelli che hanno generato la LifeStyle Medicine , vent’anni fa in America, ovvero lanciare la sfida ai piccoli centri perché possano diventare più salutari per i loro abitanti. Lo fanno generando circuiti virtuosi dalle scelte architettoniche, all’equilibrio  dato dalla sufficiente presenza di vegetazione e spazi verdi ben curati, di luoghi comunitari che diffondano cultura  e siano aggregativi per tutte le età, a centri di ristorazione che propongano sempre più modelli alimentari consoni agli standard salutari, a negozi che diffondano  prodotti non inquinanti, a fabbriche che riconvertano secondo modelli sostenibili la loro produzione, a luoghi di lavoro  che organizzino i tempi e l’attività secondo criteri che tengano conto della salute, a scuole che si organizzino alternando stimoli formativi per tutti i livelli della persona, a ospedali e cliniche che sposino efficienza ad Umanità, riflettendola anche negli spazi fisici delle strutture.

Una rivoluzione ?

Sì certo, ma soprattutto una SFIDA.  BlueZones Challenge, così la chiama nel suo ultimo libro,  Dan Butter , il giornalista del National Geographic che, per primo, dette rilevanza alle Blue Zones in un’indagine sulle caratteristiche dei luoghi del Pianeta che favoriscono la longevità.

Perché riappropriarsi di luoghi, sanandoli e facendoli rivivere, è prima di tutto un’azione salutare che si riflette sulla vita di tutti gli abitanti, anche solo a guardarli.

L’operazione che a Palermo la famiglia Valsecchi di Milano ha condotto negli ultimi anni,  in armonia con Comune e Università, ridando vita a palazzo Butera, nuovo punto culturale del capoluogo siciliano,  ne è una prova. Questo è un esempio di come il singolo può valorizzare, ma l’azione che serve oggi deve passare attraverso le associazioni di Buona Volontà. Non bisogna  solo essere imprenditori illuminati o aspettare che le Istituzioni si muovano per agire in quest’opera di rivitalizzazione. Anche il modello dei giovani che si “appropriano” di luoghi abbandonati e in disuso per restituire un bene alla Comunità , come è stato a Roma per il  Teatro Valle, oggi dedicato a  Franca Valeri,  o farne centri sociali (le Community che in America sono assai diffuse come istituzione, e che assolvono al ruolo che da noi equivale a quello delle parrocchie), è presente in tante città ed esprime   un fermento vitale da assecondare e sostenere. C’è realmente tanto da valorizzare e tante energie potrebbero essere riconvertite in questa direzione.

E’ un’azione politica della quale ciascuno di noi può farsi carico , attivandosi e adottando uno spazio.

Ne va della nostra Salute globale.

 

 

 

Riferimenti:

www.bluezones.com

 

Categorie

Il Cibo Amico

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