Sono molto grata di aver avviato la mia formazione post laurea studiando l’Omeopatia.
L’impostazione rigorosa che il chimico e medico Sanuel Hahnemann , aveva creato per aiutare i suoi pazienti nel processo di guarigione per tre anni mi ha aperto ad una visione che andrebbe introdotta in tutte le scuole di Medicina e non essere ancora reietta nonostante le evidenze di Psiconeuroendocrinoimmunologia e recenti conferme di Fisica medica ne abbiano mostrato il valore.
Per questo, per scrivere dell’Omeopatia, mi affido alle parole dello stesso Hahnemann, tratte dal testo che considero essenziale nella formazione di un clinico : l’Organon, scritto in forma di paragrafi, ben 291, da meditare.
L’Omeopatia è un’intuizione, un sistema, una filosofia, una strategia di cura, un approccio al paziente che tiene conto di alcuni aspetti fondamentali ma ancora poco considerati nella gestione della salute.
Ad esempio Il concetto di “forza vitale” (par. 9-17) ha suscitato molte discussioni.
L’autore indubbiamente attribuiva alla forza vitale un’essenza “immateriale” (par. 10) ed egli, molto religioso, la chiamava anche “principio spirituale dinamico” (par. 16).
Lungi dall’entrare nella dimensione metafisica, Hahnemann, che viene descritto come uomo di scienza pratico e battagliero, parlava di forza vitale prendendo atto delle capacità di difesa e di guarigione dell’organismo, senza poterne dare una spiegazione in termini di fisiologia o di immunologia.
Nell’Organon a questo proposito si legge: “Nello stato di salute dell’uomo la forza vitale, vivificatrice e misteriosa, domina in modo assoluto e dinamico il corpo materiale e tiene tutte le sue parti in meravigliosa vita armonica di sensi ed attività, in modo che il nostro intelletto ragionevole si possa servire liberamente di questo strumento sano e vitale per gli scopi superiori della nostra esistenza” (par. 9 dell’Organon).
Pertanto la malattia nei paragrafi 29-31 viene descritta da Hahnemann come una perturbazione patologica dinamica della nostra forza vitale” (par. 29), mentre gli agenti patogeni costituiscono solo una causa scatenante:
“Le potenze nemiche sia psichiche che fisiche, che si chiamano agenti patogeni, non possiedono necessariamente la proprietà di rendere malato l’uomo. Noi per causa di loro ci ammaliamo soltanto quando il nostro organismo ne ha la disposizione e trovasi disarmato in modo che l’agente patogeno può intaccarlo, alterare e perturbare lo stato di salute e determinare sentimenti e funzioni anormali. Quindi gli agenti morbosi non fanno ammalare chiunque ad ogni tempo” (par. 31).
Il concetto di Terreno, ovvero la storia genetica, fisiologica e patologica di ciascun individuo assolutamente unica, che oggi dalla Medicina integrata ( quel filone della scienza medica che considera l’insieme dei modelli di cura in una strategia prognostica e terapeutica che include allopatia, chimica e naturale e omeopatia ed altre terapie di matrice PNEI) è stato particolarmente valorizzato anche nell’ottica della prevenzione, della gestione e dell’inversione di processi patologici cronico-degenerativi.
Pertanto ai detrattori dell’Omeopatia chiedo di non fermarsi alle vuote considerazioni da banco, ma di cominciare a studiare. Ho apprezzato colleghi che volendo capire si sono impegnati a studiare e a sperimentare, con mente aperta da veri uomini e donne di scienza hanno avuto modo di comprendere e di arricchire la loro “arte di curare”.