La relazione tra Mindfulness e Coerenza cardiaca

 

Sono anni che studio e pratico la Coerenza cardiaca e solo da pochi  mi sono dedicata alla Mindfulness. Trovo queste pratiche una svolta nella capacità di creare delle attitudini nella vita quotidiana che possano riflettersi sulle relazioni e sul nostro modo di interpretare ciò che ci accade.

Entrambe le pratiche hanno molte affinità.

 

Partono da una concezione che considera l’essere umano molto più di ciò che la scienza medica e psicologica ci raccontano.

 

In ciascuno di noi  risiedono innumerevoli qualità e risorse.  Riconoscerle e coltivarle è la base per sviluppare un modo armonioso di vivere, a prescindere dalle difficoltà che la vita presenta.

Da poco più di trent’anni, filosofia e scienza si sono prese per mano e hanno unito conoscenze millenarie alle più moderne scoperte delle Neuroscienze sul funzionamento dei cervelli del nostro corpo, in particolare encefalico e cardiaco,   sviluppando pratiche di Mindfulness e  Coerenza cardiaca.

Sono entrambe discipline che vanno oltre la Meditazione e il Rilassamento.  Già negli anni cinquanta la scienza scoprì che la fascia di frequenze elettromagnetiche cerebrali alpha favorivano condizioni psico-fisiche particolari, che inducevano effetti benefici sul sistema nervoso, su organi e apparati.  E queste frequenze potevano essere evocate semplicemente con pratiche di respiro e di attenzione all’ambiente interno ed esterno. Così nasce la Mindfulness, mutuata dalla tradizione buddista,  un approccio di non attaccamento, in cui  si lascia che le cose accadano, nei tempi e nei modi che non siamo più noi a controllare.  Quell’accoglienza  che è uno dei punti di contatto con la Coerenza cardiaca, uno stato in cui  l’armonioso andamento della variabilità del ritmo cardiaco induce fisiologicamente il rilascio di Ossitocina, rendendo più tollerante tutto l’organismo e di conseguenza più disponibile ad includere ciò che viene incontro.

Sono vere e proprie terapie  Mind-Body (Corpo-Mente), che fanno sentire l’individuo integro in ogni sua parte. Entrambe le pratiche danno grande spazio  al corpo pur partendo dagli aspetti psichici : dall’osservazione mentale la Mindfulness, dalle emozioni positive la Coerenza cardiaca. Ma al corpo sempre ritornano e anche a quegli aspetti del corpo che ne rivelano la profonda intelligenza.

Sentire il corpo, le sue percezioni attraverso una sensorialità aperta, stare in ascolto, attimo dopo attimo, senza giudizio è proprio della Mindfulness, così come osservare gli stati emotivi, i disagi così come gli agi, e i pensieri, belli o brutti che siano, fluiscono. Si impara così a stare con quello che c’è , permettendo che accada, vivendolo, abbracciandolo , senza sforzo.

Così come il respiro, che si accetta  così com’è.  Nella pratica di Mindfulness, nel tempo quest’accettazione diventa un affidarsi,  alla volontà di un corpo non più contratto da una mente iperreattiva, che invece, con gentilezza, nel tempo, si è abituata a riposare nel ritmo del respiro.

Il respiro nella pratica di Coerenza viene invece focalizzato sul Cuore, sull’area da dove si elabora il rapporto Cuore-Polmoni. E viene gradualmente guidato ad un ritmo che pian piano si fa più ampio, armonioso e regolare. In una media di 6 respiri al minuto, facilmente raggiungibili con un po’ di pratica, il cuore dispone di uno spazio in cui può manifestare coerenza, stato che può essere facilitato invitando la mente a soffermarsi su emozioni e sentimenti positivi (la scommessa dell’Istituto HeartMath, che ha dato un’accelerazione alla ricerca sulle potenzialità del Cuore).

Entrambe le pratiche valorizzano l’importanza di ampliare  Spazio e  Tempo nella gestione di Corpo e Mente. In un mondo che ha accelerato,  questo può apparire un lusso, ma è in realtà una necessità per non farsi travolgere,  sviluppando così un dialogo cuore-cervello che ci rende più creativi e felici.

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Il Cibo Amico

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